Enrico Berlinguer nel 1974 in campagna referendaria divorzista

Questo post fa il "palo" ad un'opinione (Il mio sogno eretico) pubblicata sulle Ultimissime UAAR, i cui redattori ringrazio.

Enrico Berlinguer, Padova, 7 aprile 1974
“Perché dunque si vuole togliere allo Stato italiano il diritto di legiferare sui casi di scioglimento del matrimonio? Si vuole forse uno stato tfeocratico, confessionale, che imponga a tutti i cittadini l’obbligo di osservare i precetti e i sacramenti di una religione? Si pone a questo punto un grande problema. L’Italia è giunta assai tardi all’unità nazionale anche perché fino a un secolo fa è esistito uno Stato Pontificio, un potere temporale che si estendeva su un vasto territorio della nazione, e che oggi la Chiesa riconosce esere un anacronismo. E perché mai, allora l’Italia di oggi, dopo che un Concilio ha dichiarato che la Chiesa non vuole più privilegi, viene considerato come una provincia soggetta a un regime speciale, quasi a un braccio secolare? Ecco un grande tema che deve interessare tutti coloro che, credenti e non credenti, vogliono essere cittadini d’una repubblica libera e sovrana, non anticlericale, ma neppure clericale.

L’anticlericalismo si esprimeva nell’avversione alla Chiesa in quanto tale, nella derisione dei suoi principi e dei suoi riti, nel considerare nemico dei lavoratori il prete non meno del capitalista. Il movimento operaio italiano si è liberato da tempo di questo bagaglio, in un processo profondo che ha avuto per protagonista il PCI di Gramsci e Togliatti. Giungendo non solo a un atteggiamento di pieno rispetto di tutte le libertà religiose e di culto, ma al riconoscimento di una sovranità della Chiesa nell’ordine che le è proprio: e anche nell’ambito dell’articolo 7 della Costituzione, prestando peraltro particolare considerazione a determinate esigenze dell’esercizio del ministero della Chiesa in Italia. L’anticlericalismo è, dunque, un abito mentale che il movimento operaio si è buttato alle spalle. Ma proprio perché ha compiuto questa critica e questo superamento, esso ha tutte le carte in regola per opporsi e combattere, insieme a tutti i cittadini democratici credenti e non credenti, contro ogni ritorno dell’errore uguale e contrario, e cioè del clericalismo, che è la pretesa di imporre la fede con la forza della legge, e dettare le norme di condotta derivanti da una religione, obbligatoria per tutti, e di servirsi della Chiesa e della religione come strumenti di potere, facendo in pratica della religione cattolica una religione di Stato.”

Enrico Berlinguer, Via Teudala, Roma, 10 maggio 1974, appello su RAI Uno
“Il popolo italiano, nella sua saggezza, si è resoconto che ci sono stati due modi di fare la campagna del referendum.
Da una parte coloro che chiedono di votare No all’abolizione della legge sul divorzio – e fra questi ci siamo anche noi comunisti – hanno cercato di darvi una informazione accurata e onesta sui contenuti veri della legge, sulle conseguenze benefiche che essa ha avuto per un certo numero di coniugi infelici e per i loro figli, sulle testimonianze, tutte favorevoli, dei giudici che hanno applicato la legge da tre anni in qua. Abbiamo fatto appello, e lo facciamo anche stasera, alla vostra capacità di ragionare e al vostro spirito di solidarietà umana. Dall’altra parte, coloro che chiedono di cancellare la legge: a quante bugie, a quante falsificazioni hanno fatto ricorso! Menzogne sulla legge, dati statistici inventati, ricorso a frasi false o mutilate di Marx e di Togliatti, calunnie sulle posizioni nostre e di altri. E promesse dell’ultima ora, e dunque anch’esse bugiarde.
Per confondere le cose sono arrivati a dire che il 12 maggio si vota pro o contro il comunismo! È la trovata di Almirante o di qualche altro, ma che cosa c’entra? Ma a chi vogliono darla a bere?

Ma hanno fatto anche di peggio. Hanno cercato di mettere paura, profetizzando l’apocalisse e speculando sui sentimenti più delicati e gli affetti più cari.
Dei giovani parlano come di incoscienti, pronti a sposarsi e a separarsi per puro capriccio. Questi falsi moralizzatori hanno la più completa sfiducia nelle risorse morali e nella serietà dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze. Anche per questo diciamo ai giovani: votate No.
Degli anziani parlano soltanto come “Nonni” e “Nonne”, cercando di far dimenticare le tribolazioni che hanno sofferto, ieri, come operai, come contadini, lavoratori, come emigrati, e che soffrono, oggi, come pensionati. E alle persone anziane si chiede di negare ai loro figli, ai loro nipoti, la possibilità di avere una legge che ha il solo scopo di permettere di rimediare all’eventualità di un matrimonio sbagliato o sfortunato: eventualità mai augurabile, ma che può verificarsi. Per questo noi diciamo agli anziani di votare No.
Delle donne, gli esponenti [NdR una dimenticanza, non so se nel discorso o nella trascrizione del giornalista: anti]divorzisti hanno parlato come se fossero degli esseri inferiori, una sorta di animali domestici, ai quali si incute il terrore di essere abbandonati, quasi che le donne non avessero una loro personalità, una loro dignità, diritti pari agli uomini. Per questo noi alle donne diciamo di votare No, di votare contro coloro che le considerano soltanto un serbatoio di voti, quegli stessi che si sono sempre opposti a tutte le loro rivendicazioni di uguaglianza nei diritti e nella posizione economica e sociale.

Ma il fatto più vergognoso è il modo in cui certi esponenti antidivorzisti si sono rivolti ai bambini. In certi asili e istituti hanno messo nelle tasche del grembiule di fanciulli di cinque o sei anni volantini intimidatori e provocatori in cui sono giunti a spaventarli a tal punto che essi sono tornati a casa piangenti, ripetendo ai genitori la menzogna che era stata messa in testa loro, e cioè che dopo il 12 maggio, con la legge sul divorzio, sarebbero stati abbandonati dal papà e dalla mamma.
Quale infamia ingannare in questo modo i nostri piccoli e calpestare in questo modo la loro innocenza! Bisogna votare No contro tutti questi impostori che sono ricorsi a metodi indegni.
L’inganno maggiore è quello di cercare di far credere che si tratta di votare pro o contro l’unità della famiglia. L’unità della famiglia è un bene prezioso, chi non lo sa? Questo è un bene che si preserva e si consegue, innanzitutto, con una generale politica di riforme economiche e sociali – mai fatta sinora – che combatta le cause che sconvolgono o che comunque possono turbare la serenità e l’unità delle famiglie: la disoccupazione e l’emigrazione, la crisi dell’agricoltura, la mancanza di abitazioni decorose per molti lavoratori, le difficoltà sempre più gravi del bilancio familiare, l’insufficienza delle pensioni minime per i vecchi lavoratori, la carenza di asili nido e di scuole materne, la grave situazione in cui è stato ridotto tutto il sistema scolastico italiano: e la diffusione di un costume e di modelli di vita ispirati all’egoismo, alla violenza e al conformismo.
Perché privarci di questo diritto civile?
Ricordiamoci sempre che quando viene negato o compromesso un qualsiasi diritto di libertà, quando si compie un atto di intolleranza e di sopraffazione, si apre la strada ad altre prepotenze, a insidie e a minacce contro altri diritti civili, contro altre libertà: diritti e libertà sindacali, di pensiero, d’informazione e di stampa, di associazione: e crescono i pericoli per l’insieme delle nostre istituzioni.
Ecco dunque i motivi per i quali anche il Partito Comunista invita i suoi iscritti ed elettori, invita i lavoratori e i cittadini di ogni ceto sociale e di ogni fede politica e religiosa, tutti gli italiani che amano la libertà, a votare No il 12 e 13 maggio.”

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